Vangelo in briciole
30 giugno 2019

XIII DOMENICA T.O.

Dal Vangelo secondo Luca
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

E’ giunta l’ora in cui Gesù verrà glorificato e, con decisione, si avvia verso Gerusalemme dove celebrerà la sua Pasqua. Lungo il tragitto vive un po’del rifiuto degli uomini che avrebbe patito sulla via dolorosa. Pare che l’Amore che sospinge il Cristo verso la sua Ora sia crocifisso da sempre: l’uomo non sa (o non può?) comprendere. Pure Gesù non si arrende: continua a educare i suoi e quanti incontra sul suo cammino.
“Ti seguirò dovunque” si introduce un tale, con la sicumera propria dei cristiani, che, certi della personale virtù, si sentono graditi a Dio. Gesù, con una sconcertante professione della sua povertà, dichiara di non avere dove posare il capo, rivelandosi più povero degli uccelli del cielo che hanno un nido, e delle bestie del bosco che dormono  nelle loro tane. Sconcerta tale dichiarazione del Figlio di Dio, cui il Padre ha destinato l’intera creazione che pure negli anni trascorsi tra gli uomini non ha voluto, per sé,  neppure una cella dove riposare.
Difatti Gesù sarà, durante tutta la sua vita, ospite: a Nazareth di Giuseppe, suo padre putativo; a Betania di Marta, Maria e Lazzaro; a Cafàrnao di Simon Pietro. Mette in crisi questa assoluta mancanza di beni terreni che prelude, nel Cristo, alla sua volontà di rinuncia financo della propria persona (dignità, affetti, corporeità), a vantaggio degli uomini, ai quali Lui, l’Unigenito, offre il Suo stesso Padre. Continuando la strada verso Gerusalemme, Gesù incontra altri due uomini cui il Vangelo, così come già al primo, non riconosce un nome perché tutti ci rappresentano. A costoro il Maestro rivolge l’invito a seguirlo. I due, pur dichiarandosi pronti alla sequela, manifestano però intoppi immediati, che impongono loro di ritardare l’impegno nella missione. A noi, abituati purtroppo a mettere Dio al terzo e al quarto posto, il comportamento dei due sembra naturale. Se però facciamo riferimento alla prima vera ragione della nostra chiamata alla vita- salvezza eterna- cui noi cattolici rispondiamo quasi sempre ancora da neonati con il Battesimo, procrastinare la sequela del Cristo è ragione di grande impoverimento del cuore. La chiamata a vivere il Vangelo non può subire ritardi: la missione ci impegna a restare in una stretta relazione con Lui come continuatori della Sua opera voluta dal Padre. Gesù risponde alle obiezioni apparentemente legittime che i due- anche a nome nostro- esprimono “vado a salutare i miei” e “devo seppellire mio padre”, in modo severo e deciso: “nessuno che metta mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il Regno di Dio”, “lascia che i morti seppelliscano i morti”. Il primato della missione cristiana è scritto nel cuore di ogni battezzato, ontologicamente trasformato in Figlio di Dio, così che in Lui siamo già divini. E perché, da soli, non ci smarriamo, Gesù continua a nutrirci della sua Parola e del suo Corpo. Che se talvolta volessimo solo contemplarlo, egli sorride del nostro desiderio, mentre ci chiede di essere incontrato nell’annuncio del Vangelo e nel servizio al fratello bisognoso: Egli in lui si nasconde per restare con noi in relazione!

M.G.C.